domenica 21 ottobre 2012

Siamo a 101: Fermiamo la strage delle donne!!



Basta con le donne uccise, "basta femminicìdi": la scritta campeggia sullo striscione di un gruppo di donne scese in piazza a Palermo contro la violenza sulle donne. Con la diciassettenne Carmela, assassinata con due coltellate alla gola dall'ex fidanzato della sorella Lucia, 18 anni, a sua volta ferita con venti coltellate, le donne ammazzate in Italia sono salite a quota 101.

La strage delle donne continua, senza mai arrestarsi ma non ce ne accorgiamo!
L'assassinio di Carmela Petrucci, che è morta per difendere la sorella, viene etichettata come "Omicidio passionale", ma siamo certi che sia questa la definizione corretta? 
Quando pensiamo alla passione non pensiamo a qualcosa di negativo al contrario pensiamo a quel sentimento che ci fa sentire vivi e che tutti noi vorremmo provare almeno una volta nella vita.
E' quel sentimento che fa venire voglia di raggiungere un obiettivo, quel sentimento che coinvolge anima e corpo! Non è niente di terribile, non dovrebbe essere qualcosa che nuoce a terzi!

Basta chiamarlo amore. Basta chiamarlo passione. E' un omicidio che non può ammettere ulteriori definizioni!!

E' stato un assassinio compiuto da un ragazzo di 23 anni che non sapeva neanche lontanamente cosa significa amare. Perché amare non è possedere! Solita dinamica: il fidanzamento con Lucia, la decisione della ragazza di lasciarlo, lui che non si rassegna alla fine della storia. Fino al sangue.

E' una storia, purtroppo, sentita e risentita. Basta avere la pazienza di leggere i giornali per renderci conto che  questi numerosissimi omicidi avvengono perché non si sa amare perché, vale la pena ripeterlo, amare non significa possedere! Non si può uccidere qualcuno solo perché non ci ama più o non ci ama abbastanza.
Ma la colpa non è solo di questo ragazzo, la colpa è anche della società, della scuola, della televisione, della famiglia che non sanno dare una buona educazione sentimentale ed emotiva e soprattutto un'educazione volta al rispetto dell'altro . Nella nostra società l'uomo rimane l'essere dominante e la donna invece l'essere accogliente e consenziente. L'omicidio di Carmela e il tentato omicidio di Lucia è un ennesimo femminicidio, perché sempre più spesso le donne diventano vittime sacrificali di un ex compagno che non riesce a capire che la donna non è di sua proprietà.

E' fin troppo frequente ormai vedere relazioni come cerchi chiusi, dove manca il dialogo col proprio partner e anche col resto del mondo, si smette di vedere gli amici e le amiche e viene meno l'evoluzione dei singoli individui. Questo non è un amore sano!
Fa tanta rabbia sapere anche che Lucia aveva denunciato le pressioni del suo ex e di come cominciasse ad aveva paura ma nessuno le ha dato ascolto, comprese le forza dell'ordine che quasi sempre sottovalutano questo tipo di denuncia, finché poi non si arriva alla tragedia. Lo stalking è un reato, dobbiamo cominciare a punirlo come tale.

Basta chiamarlo "amore", basta chiamarlo "delitto passionale" perché le donne "fanno perdere la testa agli uomini e si sa" (come ho letto in un commento di un uomo). Basta cercare attenuanti, la violenza contro le donne è un problema culturale che va prevenuto attraverso una nuova educazione al rispetto assoluto dell'altra/o, all'amore sano e non possessivo!

domenica 14 ottobre 2012

Argentina, stuprata deve ricorrere alla Corte Suprema per abortire

Dal corriere della sera:



La legge argentina garantisce il diritto all'aborto per chi ha subito violenza ma la Corte Suprema è stata costretta ad intervenire con una sentenza per permettere a una donna di 32 anni che era stata rapita, stuprata e costretta alla prostituzione di terminare la sua gravidanza. La vicenda ha diviso l’opinione pubblica di un Paese fortemente cattolico dove l’aborto è permesso soltanto in   alcuni (rari) casi. Il caso è scoppiato quando il sindaco di Buenos Aires, Mauricio Macri, una delle città più liberali di tutta l’America Latina, ha annunciato il primo aborto legale per un caso di violenza sessuale.  Un gruppo pro-vita ha presentato ricorso in tribunale ottenendo di bloccare il procedimento all'ultimo momento. Alcuni anti-abortisti si sono piazzati davanti alla casa della signora (la cui identità non è stata rivelata) e all'ospedale pubblico dove l’intervento era previsto per protestare contro quello che definiscono “un omicidio”.  Secondo l’avvocato della giovane, Pablo Vicente, tra i manifestanti c’era anche il cappellano dell’ospedale.

“Questa donna – ha spiegato l’avvocato – è stata vittima di un traffico umano, è stata violentata e non vuole portare avanti la gravidanza che è alla nona settimana. Nonostante ciò ha dovuto sopportare umiliazioni di tutti i tipi come una protesta davanti alla sua abitazione quando la famiglia non sapeva nemmeno tutti i dettagli della storia”.

Giovedì scorso con una sentenza urgente la Corte Suprema ha ribaltato la decisione del tribunale ordinario e stabilito che l’interruzione di gravidanza in questione può avere luogo in tempi brevissimi. Amnesty International, in un comunicato, ha definito “tortura e trattamento crudele, disumano e degradante gli inutili ritardi con cui si è arrivati alla sentenza”. ”Le autorità argentine  - ha dichiarato Guadalupe Marengo, vicedirettrice del Programma Americhe di AI – devono prendere sul serio le loro responsabilità quando si tratta di proteggere i diritti delle donne e rispettare il diritto di questa donna ad abortire in modo legale e sicuro, senza ulteriori ritardi”. (nella foto in alto una manifestazione pro-aborto).

Lo scorso marzo la Corte Suprema aveva già stabilito che ogni donna rimasta incinta a seguito di stupro dovesse avere accesso a servizi d’interruzione di gravidanza in condizioni di sicurezza e senza il coinvolgimento della magistratura. Da allora la città di Buenos Aires e i governi provinciali si erano adeguati alla sentenza ma non tutti con le stesse modalità. Un mese fa Macri aveva emesso una direttiva che permetteva l’aborto nelle prime dodici settimane di gravidanza per chi avesse subito violenza. E l’Associazione per la Promozione e la Difesa della famiglia aveva iniziato una battaglia legale per svuotare di significato la sentenza affidandosi ai tribunali locali. “Una madre non ha diritto a uccidere il suo bambino – aveva spiegato Pedro Andereggen, un avvocato dell’associazione – neanche se è stata vittima di stupro. Il diritto alla vita di un essere innocente è assoluto e non ammette eccezioni“. La Corte Suprema però ha deciso altrimenti.

Secondo uno studio sponsorizzato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, in America Latina il 95% degli aborti è fatto in condizioni di insicurezza e in maniera clandestina.


Questa storia si commenta da sola! E' mai possibile che una donna, oltre ad aver subito tremende violenze e soprusi, debba essere costretta a sentirsi pubblicamente umiliata da gente che si arroga il diritto di giudicarla e di legiferare sul suo corpo e sulla sua vita per ideologie religiose?
Questa donna è stata vittima di uno stupro e di torture di ogni genere, non ha potuto scegliere di diventare madre.

martedì 2 ottobre 2012

Violenza donne: Basta! L'Italia firma la Convenzione di Istanbul

L’Italia ha compiuto un grande passo in avanti verso l’affermazione dello Stato come Paese civile in tutti i sensi. La ministra Elsa Fornero ha firmato a Strasburgo il 27 Settembre 2012,  la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, conosciuta come Convenzione di Istanbul.



Si tratta dell'ulteriore segnale di una piena consapevolezza che è di conforto al Governo e gli dà la forza per continuare in questa azione di diffusione di una cultura che rifiuti la violenza e la sanzioni, ma soprattutto che faccia crescere in ciascuno di noi qualcosa di positivo proprio nell'accettazione del prossimo”, afferma la Fornero.

Si tratta di una grande conquista in quanto la Convenzione contiene misure per la prevenzione della violenza, l’eliminazione della discriminazione al fine di una concreta parità tra i sessi, la protezione delle vittime e i procedimenti penali per i colpevoli; definisce e criminalizza le diverse forme di violenza contro le donne tra cui il matrimonio forzato, le mutilazioni dei genitali femminili, lo stalking, le violenze fisiche e psicologiche e la violenza sessuale.

 Anche i mass media dovranno fare la loro parte prevenendo la violenza contro le donne e cercando di rafforzare il rispetto della loro dignità.

Cosa possiamo aggiungere? In un momento in cui non abbiamo molti motivi per essere fieri della nostra Italia dobbiamo festeggiare per una vittoria del genere, nella speranza che ovviamente non siano solo parole!